L'antisemitismo

L’arrivo dei popoli semiti comincia nel 3000 a.C. Una serie di regni e stati ebraici ebbe vita nella regione per oltre un millennio a partire dalla metà del II millennio a.C. Dopo aver soffocato la rivolta di Bar Kohba nel 135, l’imperatore Adriano cambiò nome alla Provincia Judaea chiamandola Provincia Syria Palaestina, un termine derivato dal nome Phelesht, in ebraico פ׿שת PÉ¿léšeṯ, italianizzato Filistea o Filistei. 

“Io odio gli ebrei è di quelle frasi che si pronunciano in gruppo: pronunciandola ci si ricollega ad una tradizione e ad una collettività, quella dei mediocri”

(Jean Paul Sartre

Reflexions sur la Question juive, Paeia, 1947, pag,27).

 

 

 

Il primo pontefice a visitare una sinagoga fu nel 1986 papa Giovanni Paolo II  ed è stato lui  a riconoscere, nel 1992, ufficialmente il moderno stato d’Israele .

La tradizione ebraica richiede pratiche che distinguono gli ebrei da tutti gli altri uomini. Essi, avendo orrore dell’idolatria, non partecipano alle feste dei loro vicini, rifiutano i loro cibi e il loro vino e quando celebrano le proprie festività non li invitano. Da qui le accuse di misantropia, xenofobia, esclusivismo, arroganza. Il particolare rapporto col proprio Dio, una divinità unica non condivisibile con i non ebrei è ritenuto offensivo dai gentili. Il fatto che il Dio degli ebrei sia unico, innominabile e non raffigurabile, porta spesso i gentili a conclusioni filo-ebraiche, ma anche alla deduzione che gli ebrei sono atei, o all’accusa chimerica che praticano riti mostruosi o criminali nel Tempio di Gerusalemme, assassinio rituale di uno straniero. Inoltre, il fatto che essi non riconoscano le divinità dello Stato e delle città in cui vivono fa sorgere l’accusa di nutrire sentimenti incompatibili con il diritto di cittadinanza”.

Scrittore greco-ellenista I sec d.C.