Pogrom

Sono ebrei per diritto coloro che nascono da una madre ebrea e quindi, anche allontanandosi dalla religione ebrea, si resta ebreo comunque o che si convertono all’ebraismo. Gli ebrei esprimono la loro fede in un Dio unico e creatore onnipotente, che non viene mai nominato, attraverso la preghiera e la professione di fede dello Shema Israel “Ascolta Israele”. Questa preghiera prende il nome dalle parole iniziali di un brano biblico del Deuteronomio, e deve essere recitata due volte al giorno, al mattino e alla sera. Nel Mondo i pregiudizi e i miti relativi agli ebrei sono sempre stati molteplici, talvolta alimentati da documenti falsi come i Protocolli dei Savi di Sion. Gli ebrei sono stati accusati di corporativismo e di elitarismo religioso per il fatto di prevedere il diritto a partecipare al culto ebraico in base alla linea di sangue. Furono inoltre accusati di refrattarietà alle altre culture e di essere attaccati al denaro. Agli ebrei, in pratica, si rinfacciava di essere ciò che la maggioranza imponeva loro, cioè di separarsi dagli altri, quando erano costretti per legge a vivere in quartieri separati; di praticare laddove la legge permetteva loro, e anzi li incoraggiava, il prestito ad interesse, in quanto ai cristiani e ai musulmani era interdetto; di non favorire le conversioni, quando queste erano duramente sanzionate dalla legge. Pogrom è un termine storico di derivazione russa  che significa letteralmente “devastazione” con cui vengono indicate le sommosse popolari antisemite, e i conseguenti massacri e saccheggi, avvenute in Russia. L’Istituto di studi comunisti Karl Marx – Friedrich Engels sostiene non veritiere le accuse di  persecuzioni con il relativo massacro di milioni di ebrei negli anni Trenta in U.R.S.S.

In Siberia, Kazakhstan e Birobidžan i campi di concentramento, allestiti con meticolosa e silenziosa programmazione, erano pronti ad  ospitare gli ebrei. I maggiori intellettuali ebrei, come lo scrittore Il'ja Erenburg, il violinista David Ojstrach, lo scrittore Vasilij Grossman e tanti altri furono sottoposti a pressioni per firmare un documento, la cosiddetta “Dichiarazione Ebraica”, che auspicasse, da parte degli stessi ebrei, una deportazione nei luoghi succitati, “a salvaguardia della sicurezza della popolazione ebraica dalla giusta collera dei Popoli”. Pochi ebbero il coraggio di non cedere a questo ignominioso compromesso per salvarsi la vita: Erenburg rifiutò la firma, Ojstrach e la maggioranza, invece, chinarono il capo. Tempo prima, alcuni influenti scrittori e artisti ebrei sovietici, come il fondatore del Teatro ebraico di Mosca Solomon Mikhoels, erano scomparsi, nell’assoluto silenzio generale della comunità sovietica terrorizzata, quanto nella pavida e conformista oligarchia intellettuale internazionale: scrittori ebrei americani come Norman Mailer e Arthur Miller, anche quando incontrarono, negli Stati Uniti, rappresentanti della cultura sovietica come il compositore Dmitri Šostakovic, evitarono accuratamente di fare domande scomode; allo stesso tempo, il cantante americano di colore Paul Robeson, dopo un viaggio in Urss, tornava decantando le meraviglie del “paradiso” stalinista, controbattendo alle accuse di un supposto antisemitismo presente in Urss con quelle di un “genocidio” perpetrato ai danni della comunità nera americana da parte del governo di Washington.