Il marchio dell'infamia: il deicidio

Il Concilio Vaticano II del 1965, con la dichiarazione Nostra Aetate, rimosse due antichi pregiudizi teologici: l’accusa di deicidio e la tesi della colpa ereditaria collettiva. La condizione religiosa ebraica attuale viene considerata dai cattolici, come un residuo destinato a testimoniare un “mistero di Israele” che gli ebrei non saranno mai in grado di capire, finché resteranno ebrei. L'odierno ebreo è equiparato al fariseo ostile a Gesù: quindi è difficile pensare alla possibilità di un dialogo paritetico a livello ecumenico tra cattolici ed ebrei. Deicidi per aver ucciso il Cristo, che li ha condannati a errare per il mondo e a trasmettersi la colpa per via ereditaria. L’accusa di aver mandato a morte Gesù è oggi vista quasi come argomento da salotto, una discussione riservata a pochi. Eppure dietro a ciò si nasconde una infamia, una giustificazione di ogni atto nei confronti di una popolazione bollata, marchiata da questa accusa. Quando subentra la politica, quando si cercano elementi per poter giustificare la propria condotta, di legalizzare la propria esistenza, si abbandonano i viali dorati e puri della fede. La chiesa cattolica nei secoli ha di fatto percorso questa strada. Ma come poter accusare una stirpe, una razza, una religione, un popolo, di un reato che al momento del accaduto non era neppure contemplato? Come non tener conto della situazione politico-militare del tempo? E soprattutto come voler mettere nell’oblio che Gesù non era stato da tutti riconosciuti come il Messia, il figlio di Dio? L'accusa è stata uno dei principali motivi di distanza fra le religioni interessate, ed è stata addotta a vario titolo come asserita ragione, a titolo di responsabilità collettiva, di un trattamento differenziale in qualche modo risarcitorio, se non proprio punitivo, nei confronti degli Ebrei; se ne trasse reiterato spunto ad esempio nell'esercizio del potere temporale del papato, per introdurre misure restrittive anche della libertà personale, come la creazione dei ghetti, azioni per la conversione forzosa, affidate all'Inquisizione e consentendo di fatto l’attuazione di violenze fisiche e psicologiche da parte dei cristiani. Pur partendo da storie diverse, con personaggi differenti ogni religione riconosce l’esistenza di una entità superiore; la vera è unica discrepanza esistente e che ognuna di esse crede che sia la propria la vera religione. Oltre a ciò va aggiunto che accanto alla fede, purtroppo, esistono i rappresentati di esse, ed essendo essi uomini cadono in tentazioni. Infatti pochi di loro riescono a sollevarsi dalle cose terrene e vedere esclusivamente il vero messaggio che ogni religione cerca di proferire. Ed ecco le guerre sante, gli stermini per indurre al vero credo. Gli ebrei nei confronti dei cristiani, a differenza dei mussulmani, non hanno mai intrapreso guerre, non si sono mai macchiati di stermini nei confronti dei seguaci di Cristo, eppure la chiesa cattolica ha sempre avuto maggiore disponibilità nei confronti dei Mussulmani, appellati come infedeli, che nei confronti degli ebrei, chiamati giudei, traditori. Eppure Gesù era ebreo.